Lesbica non è un insulto è un progetto fotografico ideato nel 2013 da Martina Marongiu
con la collaborazione di altre quattro ragazze di Torino: Fabiana
Lassandro, Dunja Lavecchia, Morena Terranova e Letizia Salerno.
Il
progetto nasce con l'idea di dare visibilità all'omosessualità
femminile partendo dai pregiudizi più diffusi sull'argomento e
dimostrando la loro falsità attraverso la fotografia. Frasi dirette,
esplicite e a volte provocatorie, sono scritte direttamente sui corpi
nudi delle modelle.
"Il corpo
gioca un ruolo essenziale nella scoperta della propria omosessualità e
per questo è stato utilizzato nelle foto per comunicare al pubblico i
concetti esplicati dalle scritte nere", sostiene Martina.
In
Italia l’omosessualità femminile viene spesso ignorata sia a livello
pubblico che individuale. Il gruppo di lavoro si è quindi posto
l’obiettivo di attirare l’attenzione sull'argomento con immagini dal
forte impatto visivo, unite a messaggi volti a sfatare i molti
pregiudizi ancora ampiamente diffusi sulle lesbiche.
"Abbiamo
riflettuto su quali siano le idee preconfezionate che appartengono non
solo a persone dichiaratamente omofobe, ma soprattutto al senso comune.
Tra queste: le lesbiche hanno tendenzialmente atteggiamenti mascolini,
capelli corti e non sono belle; anche avessero rapporti sessuali tra di
loro, di certo nulla potrebbe soddisfarle di più rispetto alla
penetrazione maschile; in un rapporto di coppia tra due donne c'è sempre
chi fa l'uomo e chi fa la donna; le lesbiche odiano gli uomini; ora sei
attratta dalle donne ma magari è solo una fase; vivi la tua
omosessualità privatamente senza ostentarlo pubblicamente," raccontano
le ragazze del progetto.
"Abbiamo, inoltre, cercato di ripetere
più volte la parola lesbica - un termine molto controverso nel nostro
paese, spesso discriminato dalle lesbiche stesse pur essendo l'unico
esistente per rappresentare una donna omosessuale - con l’ulteriore
obiettivo di rivalutarla e portarla nell'uso comune. In Italia lesbica a volte è un insulto e a volte non lo è, ma in entrambi i casi è una parola che non si dice mai".
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