mercoledì 4 gennaio 2017

Cosa prova una donna che torna a casa da sola di notte


Un cortometraggio francese fa immedesimare lo spettatore nello stato d'animo di una donna che cammina per un breve tratto di strada da sola di notte

Un cortometraggio francese del regista Maxime Gaudet intitolato Au bout de la rue (“In fondo alla strada”) racconta quello che può voler dire per una donna svolgere una delle azioni teoricamente più semplici del mondo: fare un breve tragitto di strada a piedi da sola.
Purtroppo la realtà è diversa, e soprattutto di notte molte donne sanno che anche pochi minuti da sole possono significare momenti di tensione e paura per i potenziali incontri che si possono fare.
In quello che nel linguaggio cinematografico viene definito un piano-sequenza, ovvero un’unica ripresa prolungata per tutti i tre minuti del video, si vede una ragazza salutare i suoi amici per fare da sola l’ultimo breve tratto a piedi verso la casa del suo ragazzo.
In questi tre minuti viene infastidita ripetutamente, e per lo spettatore è palpabile la tensione che vive la ragazza in quei momenti, sapendo di trovarsi in una situazione di potenziale pericolo.
Forse il momento più rivelatore per il pubblico maschile è nel finale, quando, dopo essere arrivata a casa del suo ragazzo, la giovane protagonista dice che “va tutto bene”, mentre lui inizia a lamentarsi della sua giornata, ignorando completamente quello che la sua ragazza e moltissime donne vivono quotidianamente.

Questo il video:



Passeggiare da sola al Cairo


Un filmato denuncia le molestie sessuali in Egitto, che colpiscono il 99,3 per cento delle donne

VIDEO:





Come spiega l’autrice del video sul sito “Egyptian Streets”, l’obiettivo è quello di catturare “il persistente senso di ansia che le ragazze provano nel camminare da sole per strada” e sottolineare come “la prima forma di molestia sessuale per molte egiziane è rappresentata dagli sguardi dei ragazzi”.
Gli uomini non si limitano solo alle occhiate, come testimonia una ricerca del 2013 delle Nazioni Unite, secondo cui il 96,5 per cento di egiziane sono state toccate nelle parti intime mentre camminavano per strada. Lo stesso studio sostiene che il 99,3 per cento ha subito una qualche forma di molestia sessuale.
Per combattere questo problema, il parlamento ha approvato recentemente una nuova legge che punisce con 5 anni di prigione o una multa da 50mila sterline egiziane (5.150 euro circa) i colpevoli di violenza sessuale. Una decisione che dovrebbe limitare il fenomeno, come testimoniano i primi arresti per questo tipo di reato dopo decenni di indifferenza da parte delle autorità.
La battaglia contro gli episodi di violenza sessuale era stata già portata avanti da un gruppo di ragazze egiziane, le quali avevano creato un sito per denunciare questo genere di crimine. Sfruttando le testimonianze di chi ha subito molestie al Cairo o nella altre città dell'Egitto, hanno prodotto una mappa che mette in evidenza i luoghi più pericolosi per le donne.


Basta guardare la cartina per capire quanto sia diffuso il fenomeno in Egitto e leggere le testimonianze delle ragazze per comprendere l’indifferenza della polizia nei confronti di questi crimini. Anche per questa ragione ci sono sempre più egiziani che si impegnano a combattere gli episodi di molestie sessuali, come Essam Bashary, un giovane che ha legato un uomo a un albero per impedirgli di continuare a importunare una ragazza, diventando molto popolare sui social network.
Diversi egiziani temono che non sia sufficiente una stretta giudiziaria per risolvere il problema, ma che serva invece un profondo cambiamento culturale. Nei quartieri poveri del Cairo vivono molti nuovi cittadini che sono appena arrivati, dopo diversi anni nelle campagne, spesso poco abituati a vedere ragazze che camminano in strada da sole. Il fenomeno è tuttavia diffuso in tutte le classi sociali egiziane, come testimonia la frequenza delle molestie in diverse zone del Paese.

Il presidente egiziano Al-Sisi, poco dopo essere stato eletto lo scorso giugno, è andato in ospedale per trovare una delle ragazze che sono state vittime della violenza a piazza Tahrir. Il problema è ormai al centro del dibattito in Egitto e nei mesi scorsi diverse donne hanno deciso di vestirsi di nero per protestare contro le molestie sessuali e chiedere di poter scendere in strada senza paura.

Camminare da sola a New York


Un video girato con una telecamera nascosta mostra gli abusi verbali subiti da una donna a passeggio nella metropoli statunitense

Cosa significa per una ragazza camminare da sola per le strade di New York? 
Il format è molto simile al video che era circolato in rete due mesi fa, in cui una ragazza egiziana indossava una telecamera nascosta mentre andava a passeggio al Cairo, per evidenziare il problema degli abusi verbali subiti dalle donne nei luoghi pubblici.
Questa volta il video è ambientato a New York, ed è diretto dal regista americano originario del Michigan, Rob Bliss, che ha tenuto una telecamera Go-Pro montata sul suo zaino per 10 ore, con cui ha ripreso l'attrice Shoshana B. Roberts che camminava dietro di lui.



La donna, che indossava un paio di jeans e una t-shirt nera, è stata oggetto di oltre 100 episodi di abusi verbali. "Qualcuno ti sta dicendo che sei bella, dovresti essere più riconoscente" le dice un uomo. "Sono troppo brutto per te? Perchè non mi parli?", le chiede un passante. Un altro uomo ancora si limita a camminare accanto a lei per diversi isolati, senza proferire parola.
Il filmato è stato realizzato per Hollaback, un movimento americano che mira a porre fine alle molestie che le donne subiscono per strada.

Passeggiare da sola a Roma

Dopo il Cairo e New York, anche a Roma una ragazza ha camminato da sola in città per mostrare gli approcci che riceve


Seguendo lo stesso format dei due filmati precedenti nelle altre due città, una ragazza italiana ha registrato un video con una telecamera nascosta per mostrare quante persone cerchino di approcciarla, e in che modo.
"Mio ammorre...". "Come stai?". "Single in Rome?". "Ciaobbella". La situazione a Roma, rispetto all'Egitto e agli Stati Uniti, sembra ben diversa: gli approcci sono meno molesti, ma pur sempre presenti.



Il video è stato realizzato da una ragazza 26enne di Cantù che vive a Roma, Rachele Brancatisano, e lavora come autrice al programma radiofonico "Un giorno da pecora". Il montaggio è di Andrea Vittorio Alberto Corbo.


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