In rete le immagini postate da commilitoni uomini. Le indagini dell’NCIS, i colpevoli rischiano la corte marziale
«Si
tratta di comportamenti completamente contrari ai nostri principi», ha
tuonato il sergente Ronald Green. Ma la pagina segreta di Facebook
chiamata «Marines United» è solo l’ultima bufera che investe il corpo
militare statunitense. Il dipartimento della Difesa Usa sta investigando
su alcune immagini di nudo di soldatesse diffuse sui social network da
colleghi uomini sia dei Marines che della Marina britannica. Sotto le
immagini — non è chiaro se sottratte alle soldatesse o scattate con
l’inganno — una serie di commenti osceni. Il servizio investigativo
criminale della Marina, l’NCIS, ha aperto un’inchiesta. E secondo le
prime informazioni sarebbe almeno 12 le donne che si sono riconosciute
nelle immagini.
Dai vertici militari trapelano per il momento
solo secchi «no comment», nell’attesa che venga fatta luce sulle
responsabilità. Nel frattempo però un marine parlando in forma anonima
ha spiegato all’Ap che «un contractor è stato rimosso dal suo incarico
dopo aver postato un link alle immagini». Lo scandalo è emerso in
seguito alla denuncia di The War Horse, ong guidata dall’ex marine
Thomas Brennan che è stato sommerso da insulti e minacce. E potrebbe
costare caro a chi ha messo in rete le fotografie, in quanto crimini del
genere commessi contro i commilitoni vengono giudicati dalla corte
marziale. Le immagini e i profili Facebook e Google (quest’ultimo con 30
mila follower) sono stati messi offline.
Da tempo il corpo dei marines è
attraversato da scandali e da abusi contro le donne. Secondo i dati del
Dipartimento della Difesa, nel 2011 le denunce per casi di violenza sono
state 3.192, l’un per cento in più dell’anno precedente e solo la punta
di un iceberg immenso. Il Dipartimento stima che l’86% delle vittime
scelga il silenzio e un sondaggio condotto dal Pentagono ha rivelato che
nel 2010 il numero reale di aggressioni ha superato i 19 mila casi. In
proporzione la maggior parte delle vittime sono donne, ma in numeri
assoluti i più colpiti sono gli uomini.
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